ANGELO MARIA RIPELLINO


Palermo-Italia, 1923 – Roma, 1978


GUAI A CHI SI COSTRUISCE IL SUO MONDO DA SOLO


Guai a chi si costruisce il suo mondo da solo.
Devi associarti a una consorteria
di violinisti guerci, di furbi larifari,
di nani del Veronese, di aiuole militari,
di impiegati al catasto, di accòliti della Schickeria.
E ballare con loro il verde allegro dello sfacelo,
le gighe del marciume inorpellato,
inchinarti dinanzi ai feticci della camorra,
come Abramo dinanzi al volere del cielo.
Guai a chi sulla terra è sprovvisto di santi,
guai a chi resta solo come un re disperato
fra neri ceffi di lupi digrignanti.


¡AY DEL QUE EDIFICA SU MUNDO SOLO!

¡Ay del que edifica su mundo solo.

Debe asociar una camarilla

violinistas eyed, larifari de astucia,

enano Veronese, parterres militar

de empleados del Registro de la Propiedad, los acólitos de Schickeria.
Y bailar con ellos el Jolly Green del colapso,
Las plantillas podredumbre inorpellato,
inclinarse ante el fetiche de la Camorra,
como Abraham antes de que la voluntad del cielo.
¡Ay del que carece en la tierra de los santos,
¡Ay de los que se quedan sólo como un desesperado rey
entre matones negros crujir de lobos.


LA VECCHIETTA

Avrebbe voluto che il figlio
diventasse un agente di assicurazioni
o un referendario.
Ma egli è partito senza dir niente
e chissà dove si trova, a Salisburgo o a Pamplona
a Bamberga o nella città di Polonia.
Vive sola la vecchietta dalle guance-meluzze,
dalla pelle di seta con ricami di rughe.
Le sarebbe piaciuto tenerselo accanto,
ma i figli fuggono, e il destino è destino.
Il marito, impiegato alle Poste, si è spento
molti anni addietro. Nella tana in cui vive 
la vecchietta conserva i suoi sparati di celluloide
le sue bombette ed intere flottiglie
di colletti duri del tempo di Vienna.
Deliziosa vecchina un po' storta. Le pende
la sghemba e lunga sottana di mussola.
L'unica consolazione è una fulva
gatta viziata di nome Rosa Valetti.
Il suo scantinato: che orrendo disordine:
mucchietti di resti di cibi, ciocche di capelli,
biglietti ferroviari, cavatappi arruginiti
flaconi, barattoli, scarpe, forcine, cappelli.

Da quando Mirek è partito, resta poco in casa.
Non fa più quei dolci che prima preparava
come una liturgia secondo le ricette
nascoste in un cassetto come gioielli di famiglia.
Va da una vecchietta all'altra: tutte bigotte
e con loro in chiesa ad ascoltare padre Giona,
che emerge dal fondo del pulpito come da una balena.
Va a piedi, sebbene malferma, nei giardinetti
a osservare le piccole anatre goffe
che pattinano nel laghetto gelato.
Sono grigie le sue giornate col pensiero
al figlio lontano. Spera di sopravvivere
sino al suo ritorno. L'hanno invitata alle nozze...
...
Allevare un figlio, tremare per la sua crescita,
dargli tutta l'anima, e poi, ecco quel figlio
parte, non da più notizie, lui che era appeso
come un frutto ai rami del cuore.
Dove sarà in questo momento? Chissà se ricorda
la sua vecchia casa. Tornata dalle nozze
la vecchia accarezza Rosa Valetti, che le fa le fusa.
Nel dormiveglia le appare un corteo
di fidanzate vestite di bianco,
che viene da lei nella neve per chiedere in sposo
il suo Mirek. Bianco crespato, bianco vaporoso,
gorghi di bianco, spume bianche avanzano
nel blu della notte, come in un circo lunare!
Maestose le passano dinanzi alla finestra
lavandaie metafisiche, con un inchino d'altri tempi.
Ed una più lenta lascia cadere una scarpina.
Ogni mattina aspetta al davanzale la mano
del postino.
Di dietro l'angolo appare nel suo verde brughiera
con alto cilindro e la borsa rigonfia.
Ha il naso arrossato e la mano piena di lettere.
Una busta per me? si chiede la vecchina.
Una busta con occhi di francobolli esotici
con merletti di francobolli, una busta tutta mia.
Ma sempre svolta il postino verso la strada vicina
e la grande mano sparisce, lasciandola triste.
Interminabili giornate. Va a guardare i treni,
i lunghi pennacchi di fumo.

Si nutre poco la vecchina e del resto
è ben magra la sua pensione. In mezzo
ai dischi e ai libri del suo Mirek, incagliata
come una nave tra lastre di ghiaccio.

Le giunge notizia che Mirek lavora
in un circo oltre la Vistola. E poi che è impiegato
come manovratore alla stazione di Kufstein,
dove hanno una lontana parente,
Frau Chwalla, impiegata al Reisebüro.
Passano gli anni: è sempre più sola.
Nella vuotacasa pesa la tristezza.
Ora darà via tutti gli oggetti, per ritirarsi
in un ospizio per i vecchi

1977

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